Addio Totò, idolo di un'estate indimenticabile - Goodbye Totò, idol of an unforgettable summer [Multilanguage]

EROE DI ITALIA '90

Si è spento oggi, a soli 59 anni, nella sua città natale di Palermo, il mitico Salvatore Schillaci, da tutti conosciuto con il diminutivo di "Totò". Il brutto male che lo aveva afflitto negli ultimi anni e che sembrava superato si è purtroppo ripresentato in tutta la sua violenza, avendo la meglio del campione siciliano.

Aveva da poco partecipato, insieme alla moglie Barbara, alla celebre trasmissione "Pechino Express", nella quale si era spinto a raccontare al pubblico delle sue ultime battaglie, passate dal campo agli ospedali. Anche in quell'occasione era apparso senza filtri, una persona semplice, vera e umile, alla quale viene quasi automatico affezionarsi.

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La sua carriera da calciatore era cominciata a Messina, squadra nella quale militò per sette stagioni e che aiutò a suon di goal nel passaggio dalla Serie C2 alla C1 prima, e da quest'ultima alla Serie B poi, ottenuta al termine della stagione 1985/86.

_{Una vista dall'alto dello stadio San Filippo di Messina. it:crazydario90, Public domain, via Wikimedia Commons}

Nell'ultimo campionato trascorso in Sicilia, Schillaci si mise in mostra in maniera particolare, diventando capocannoniere del torneo cadetto con 23 reti all'attivo. Questo giovanotto dal fiuto del goal piuttosto sviluppato attirò l'attenzione delle grandi squadre ed in particolar modo della Juventus, che lo portò a Torino nell'estate del 1989.

Il nuovo attaccante della Signora compì così il tanto ambito approdo in Serie A, sognato fin da quando era un bambino che giocava a calcio nei quartieri popolari della "sua" Palermo. E il salto di categoria non sembrò spaventarlo: con la maglia della Juventus addosso segnò quindici goal in campionato, ma soprattutto divenne grande protagonista della cavalcata bianconera, alla conquista della Coppa Uefa.

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La sua stagione straordinaria gli valse così la chiamata nella rosa azzurra per i Mondiali di Italia '90 da parte del C.T. della nazionale italiana, Azeglio Vicini. Totò partì in fondo alle gerarchie, oscurato da campioni del calibro di Vialli, Mancini, Serena, Carnevale e Roberto Baggio, ma ci mise poco a scalare la classifica delle preferenze.

_{Una formazione dell'Italia durante i mondiali del 1990. Accosciato, terzo da destra, Totò Schillaci. Immagine di pubblico dominio}

Nella gara d'esordio che la nostra nazionale giocò contro l'Austria, toccò a proprio a Schillaci, da poco entrato in campo, segnare il goal che valse il primo successo agli azzurri. Entrò dalla panchina per dare una mano all'attacco anche nella seconda partita, vinta dai nostri 1-0 contro gli USA , e pur non trovando la via del goal convinse il C.T. che la squadra aveva bisogno della sua verve per i futuri impegni.

Schillaci divenne così titolare inamovibile dell'Italia e ricompensò Vicini con un goal in ogni partita disputata. Alla fine della manifestazione le reti segnate da Totò furono sei, cosa che gli valse di diritto il titolo di capocannoniere e un posto garantito a vita nell'Olimpo del pallone.

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Secondo le indiscrezioni dell'epoca, se la semifinale con l'Argentina si fosse conclusa con un epilogo favorevole ai nostri, Schillaci avrebbe probabilmente vinto al termine dell'anno anche il Pallone d'Oro, finito invece nella bacheca del tedesco Lothar Matthäus, che precedette proprio il bomber "sbucato dal nulla".

_{A sinistra, Lothar Matthäus. Immagine di pubblico dominio}

Quell'estate rese Totò famoso in tutto il mondo e coincise senza dubbio con la punta più alta della sua carriera. Rimase per altre due stagioni alla Juventus, senza tuttavia riuscire più a replicare le brillanti performance del passato, né in bianconero né in nazionale, e dopo un breve passaggio all'Inter, finì la carriera in Giappone, da idolo assoluto, un po' come l'aveva cominciata.

E con quelle urla di gioia, lanciate al cielo di Roma, capaci di renderlo l'eroe di una nazione intera, che oggi lo voglio ricordare. Addio Totò, ci mancherai.