Di non solo pane e pasta e pizza vive l'italiano: il TARALLO PUGLIESE

in Italy15 days ago

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Olio d'oliva extra vergine, farina, vino bianco; pochi e poveri ingredienti facilmente reperibili che impastati insieme, lavorati a mano con maestria, bolliti in acqua ed infine cotti in forno danno origine a uno dei prodotti alimentari italiani tra i più sfiziosi che potete gustare nelle vostra vita: il tarallo pugliese.

La versione base di questa ricetta prevede un olio d'oliva di alta qualità come principale aroma, ma esistono diverse varianti della ricetta, che comprendono l'aggiunta di altri ingredienti del territorio, come per esempio cipolle, olive, semi di finocchio, pomodoro, rosmarino, curcuma.
Questi sono solo alcuni tipi di taralli salati, ma ovviamente non mancano le versioni dolci di questo prodotto da forno dalla forma singolare e immediatamente riconoscibile.

La parola “tarallo” nasce nell'ambito del linguaggio orale e i ricercatori hanno avanzato diverse ipotesi sull'origine e sul significato del termine: potrebbe derivare dal latino “torrere” (arrostire, tostare), dal francese “toral” (essiccatoio) oppure dall'unione tra l'italico “tar” e il franco “danal” (usato per indicare un impasto che viene arrotolato) o, ancora, dal greco “daratos” (pane).
Tutte queste parole si riferiscono al tipo di lavorazione o alla natura stessa del prodotto, ma al di là dell'origine del nome, ciò che distingue il tarallo, salato o dolce che sia, dagli altri prodotti della panificazione è decisamente la forma ad anello.
Pare che la forma ad anello scelta per la produzione dei prodotti da forno sia legata a questioni di praticità: alcuni ritengono che la cottura sia più rapida, quindi meno spreco di combustibili e di tempo; altri affermano che anticamente contadini e pellegrini potessero in questo modo infilare tali cibi dolci o salati, da consumare al bisogno, nelle proprie cinture o nelle corde da metter intorno al collo, trasportandoli con maggiore facilità e il minino ingombro.

Nelle diverse zone d'Italia esistono moltissime versioni del tarallo, tutte squisite e di grandezze e consistenze diverse: infatti la Puglia non è l'unica regione nella quale si realizzano prodotti da forno con la forma ad anello, più o meno tondo o allungato, ma quello salato e pugliese più diffuso attualmente si distingue dagli altri perchè è piccolo, liscio e croccante.
Ed è il tarallo che solitamente io acquisto e consumo regolarmente, come alternativa al pane lievitato. In particolare prediligo la ricetta che prevede l'aggiunta della cipolla, mentre mia moglie ha una vera e propria passione per quelli al rosmarino.

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Quando viaggio per l'Italia o ho l'occasione di recarmi alle fiere con gli stand gastronomici, cerco sempre di assaggiare i diversi tipi di taralli che offre la tradizione ma devo dire che il piccolo e rotondo tarallo pugliese per ora resta il mio preferito, per fragranza, consistenza e gusto.
È davvero uno snack a cui non riesco a resistere, bello nella sua forma essenziale e perfetta, estremamente soddisfacente al palato e sostanzioso per lo stomaco; la semplicità degli ingredienti, l'assenza di lievitazione, il metodo di cottura, lo rendono particolarmente digeribile.
Vi invito, amici, a raccontare le caratteristiche del vostro tipo di tarallo preferito o di quello tradizionale della vostra zona, per sostenere e far conoscere l'incredibile varietà di prodotti agroalimentari che l'Italia offre, diversità che rischia di essere soffocata dall'industrializzazione, dalla scomparsa de piccoli produttori e degli artigiani e dai cambiamenti relativamente all'approccio al cibo, sempre meno legato alla qualità e forse sempre più legato al conformismo e all'adesione alla moda del momento; troppo spesso si tende a importare e a indurre le persone al consumo di pietanze di origini estere e “esotiche” che non solo allontano le persone dal gusto di mangiare i prodotti della nostra tradizione locale, ma allo stesso tempo poco hanno a che fare con le tradizioni dei Paesi esteri, perchè spesso spacciano come “tipico” qualcosa che qui si presenta alterato e risponde solo all'esigenza di produrre grandi quantità di cibo a costi contenuti.
Gli esempi più diffusi sono l'hamburger, il sushi e il pokè, che negli ultimi tempi sono di gran moda ma che hanno pochissimo a che fare con la qualità e con la tradizione.
Infatti io apprezzo molto di più quando in modo creativo e gustoso si inventano nuove ricette al fine di diversificare ancora di più e rinnovare i prodotti della tradizione, con attenzione alla qualità e alla storia degli alimenti, oltre che alla sostenibilità. Ma che mi si voglia vendere cibo spazzatura facendomelo passare come esperienza che mi consentirebbe di approcciarmi e conoscere l'alimentazione di altre culture, è qualcosa che ritengo assurdo e che rischia solo di far scomparire la cultura dietro un appiattimento globale che favorisce il profitto e non ha certo a che fare con la storia, l'educazione e la salubrità legata all'alimentazione e nemmeno con il rispetto dell'ambiente.
Ecco perchè ho voluto cercare di mettere in evidenza la straordinarietà del tarallo, dell'artigianalità e di quelle produzioni industriali che però consentono di diffondere e di esportare prodotti della tradizione, facendoli conoscere a molti, senza perdere il contatto con la qualità e la tradizione agrolimentare.

Fonti

https://www.baritoday.it/cibo/storie/storia-origine-taralli-pugliesi.html#:~:text=La%20leggenda%20narra%20che%20il,la%20donna%20cre%C3%B2%20un%20impasto

https://coratolive.it/2022/07/15/perche-il-tarallo-e-tondo-storia-di-una-manualita-quasi-perduta/

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Adoro i taralli... Vivrei di taralli e mandorle tostate.😅

e si sono buonissimi!!